Le beatitudini

La spiritualità delle Beatitudini, una pagina fondamentale per la vita cristiana

La Spiritualità delle Beatitudini è un argomento essenziale e importantissimo nella vita del cristiano[1]. Gesù stesso ci ha indicato chiaramente, mediante il suo insegnamento e i suoi esempi, come un vero cristiano deve vivere e perfezionare la vita spirituale durante il suo pellegrinaggio terreno.

«Se qualcuno esaminerà con fede e serietà il discorso che nostro Signore Gesù Cristo ha proferito sulla montagna, come lo leggiamo nel Vangelo di Matteo, penso che vi riscontrerà la norma definitiva della vita cristiana per quanto attiene a un’ottima moralità. Non osiamo affermarlo alla leggera, ma lo deriviamo dalle parole stesse del Signore. Difatti il discorso si conchiude ad evidenziare che in esso vi sono tutti i precetti che attengono a regolare la vita. […] Non ha detto soltanto: chi ascolta le mie parole, ma ha aggiunto: chi ascolta queste mie parole. Quindi, come ritengo, le parole che ha rivolto stando sul monte educano tanto efficacemente la vita di coloro che intendono viverle che essi sono paragonati a chi costruisce sulla roccia. Ho espresso questo pensiero affinché appaia che il discorso è al completo di tutte le norme dalle quali è regolata la vita cristiana».[2]

Il messaggio delle beatitudini indica a tutti il senso della vita perché, nonostante tutte le nostre afflizioni, non siamo stati abbandonati da Dio, al contrario Egli ama in modo unico e particolare ognuno di noi ed in modo specifico i deboli e gli afflitti[3].

Prenderò in considerazione, in modo riassuntivo, alcune beatitudini indicando gli insegnamenti che ne derivano per noi che viviamo in questi anni molto difficili per la Fede cristiana.

Beati i poveri.

Questa beatitudine è incentrata sulla figura dei poveri, i quali sono indicati nel Vangelo di Matteo come poveri in spirito, mentre nel Vangelo di Luca sono chiamati semplicemente poveri. In questa diversità di esposizione non esiste contraddizione ma, unendo le due versioni, si completa il concetto della Beatitudine. Analizzando attentamente quello che dicono i due evangelisti, si tratta del medesimo principio vissuto alla luce di due aspetti diversi, quello interiore e quello materiale. Questi due aspetti non sono disuniti, non vi è dubbio che la povertà di spirito può essere accostata o unita alla povertà materiale, infatti, accettare questa povertà, favorisce la mitezza e l’umiltà interiore:

«Il valore dell’umiltà lo acquistano più facilmente i poveri che i ricchi. Infatti, i poveri nella scarsità di mezzi hanno per amica la mitezza. I ricchi nell’abbondanza hanno come loro familiare l’arroganza»[4].

Quando Gesù parla di ricchezza o di povertà, si riferisce principalmente allo stato interiore dell’uomo ma non dimentica i bisognosi, gli indigenti; chi è ricco di sé stesso non può accogliere Dio perché dentro di sé non c’è spazio per Lui ma solo per il suo egoismo e la sua individualità mentre i poveri, al contrario, si affidano a Dio nei loro bisogni e confidano nella sua misericordia:

«Conoscete infatti la grazia del Signore nostro Gesù Cristo: da ricco che era, si è fatto povero per voi, perché voi diventaste ricchi per mezzo della sua povertà»[5].

Beati i miti.

Mettere in atto questa beatitudine al giorno d’oggi è una sfida per tutti, rimanere impassibili e benevoli non è facile in un mondo pieno di conflitti, è difficile rimanere in silenzio davanti alle offese, alle arroganze e molte volte abbiamo la tentazione di ribellarci per non passare da persone senza carattere, deboli e malleabili.

Il cristiano messo alla prova deve guardare agli esempi che il Salvatore ha lasciato, seguire gli esempi di mitezza che per primo a vissuto in vista della redenzione di noi tutti:

«Sta in silenzio davanti al Signore e spera in lui; non irritarti per chi ha successo, per l’uomo che trama insidie. Desisti dall’ira e deponi lo sdegno, non irritarti: faresti del male, poiché i malvagi saranno sterminati, ma chi spera nel Signore possederà la terra»[6].

Tuttavia, essere miti non significa solo avere un atteggiamento di silenzio esteriore ma si tratta di un modo di vivere che ha come modello il Signore Gesù. Possiamo mettere in pratica questa beatitudine ricordando la parola di Gesù:

«Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per le vostre anime»[7].

Gesù ha espresso la sua mitezza accogliendo le avversità e le persecuzioni che lo hanno accompagnato durante la vita terrena, in particolar modo durante la sua Passione[8]. La mitezza è un dono che ci viene concesso dello Spirito Santo[9] attraverso la preghiera costante che ci dà la grazia di vivere questa beatitudine, infatti, l’uomo mite non si fa giustizia da solo, è accompagnato dall’umiltà, dalla prudenza e dalla speranza.

Beati quelli che piangono.

Il pianto è un’espressione del dolore umano, questo può essere attribuito a diversi motivi, per un lutto, una malattia, un peccato fatto o subito, non c’è nessuno al mondo che possa dire di non aver mai pianto. Nella bibbia, dall’AT al NT, troviamo molti riferimenti al pianto, perché la vita terrena è costellata di dolori. Gesù durante la sua vita ha incontrato molte persone che erano nel pianto, nel dolore, nella disperazione, ma la sua presenza le ha sempre consolate, Egli era per loro ed è per noi, adesso, l’unico che può comprendere pienamente le nostre lacrime, a cui non è indifferente, infatti, Dio si volge verso di noi con la promessa di asciugarle[10]. Questa beatitudine è un insegnamento per noi, dobbiamo come cristiani, non solo aspettare di essere compatiti, ma di compatire[11] a nostra volta il nostro prossimo[12].

Nell’accettare queste lacrime dimostriamo di accettare fino in fondo la nostra condizione umana che si trova nella sofferenza, in attesa della redenzione[13].

Beati coloro che hanno fame e sete di giustizia.

La fame e la sete sono bisogni primari dell’uomo, il quale non può vivere senza compiere queste due azioni quotidiane. Sappiamo però che ancora oggi, nonostante tutta la ricchezza che c’è nel mondo, molti ancora soffrono la fame e la sete senza loro colpa, non solo nei paesi poveri ma anche qui nella cosiddetta “civiltà”. Anche in questa circostanza la fame e la sete devono essere considerati sia sotto l’aspetto fisico che su quello spirituale. La fame e la sete fisica si possono risolvere facilmente con la buona volontà di tutti, condividendo con gli altri una parte di quello che si possiede. Chi invece patisce la fame e la sete di Dio deve ricercalo personalmente nel cuore e nell’Eucarestia, il cibo per eccellenza, l’unico cibo che può sostenere realmente sia il corpo che l’anima[14]. La fame e sete di Dio non può che essere accompagnata dalle sete di giustizia, quella sete che ci invita a compiere la volontà di Dio, a fondare la nostra vita in Lui, a soffrire per le prepotenze che giornalmente si compiono condannandole apertamente[15].

Beati i misericordiosi perché troveranno misericordia.

I misericordiosi sono coloro che imitano Gesù specialmente prendendolo come modello nel perdono verso i nemici.

Chi pratica la misericordia mette in atto quanto affermato nel Vangelo:

«Tutto quanto volete che gli uomini facciano a voi, anche voi fatelo a loro»[16].

Il Vangelo ci dimostra come Gesù, in molte occasioni, ha messo in pratica la misericordia corporale e spirituale verso il popolo dando da mangiare agli affamati[17], guarendo gli infermi[18], insegnando ai dubbiosi, ammonendo e perdonando i peccatori, insegnandoci a soccorrere, scusare ed essere concretamente caritatevoli verso i fratelli:

«Siate misericordiosi, come è misericordioso il Padre vostro. Non giudicate e non sarete giudicati; non condannate e non sarete condannati; perdonate e vi sarà perdonato; date e vi sarà dato; una buona misura, pigiata, scossa e traboccante vi sarà versata nel grembo, perché con la misura con cui misurate, sarà misurato a voi in cambio»[19].

La misericordia illustra in modo visibile e concreto l’amore con cui Dio ci ama, già dall’AT[20] si può constatare la sua grande misericordia, non verso un singolo uomo, ma verso tutto il popolo Ebraico[21]. Questa grande compassione si è poi rivelata in modo pieno in Gesù che rivela la natura di Dio come Padre e dove cogliamo pienamente l’amore della SS. Trinità. La missione che Gesù ha ricevuto è stata quella di rivelare il mistero dell’amore divino, infatti, Gesù è il volto della misericordia del Padre.

Il tema delle beatitudini, come tutti gli argomenti che riguardano la spiritualità cristiana, non si può spiegare in poche righe di testo, possiamo comunque affermare che il Vangelo, le pone a fondamento di tutta la vita. Queste non costituiscono un elemento secondario bensì un perno su cui deve ruotare la vita cristiana, sono disposizioni della nostra adesione alla volontà di Dio in noi, contengono in sé le promesse pronunciate da Gesù che possiamo vivere grazie ai doni elargiti dallo Spirito Santo.

Vivere le beatitudini vuol dire mettere in pratica le virtù seguendo la parola del Signore come ha fatto per prima Maria Santissima[22] e come hanno fatto nei secoli tutti i santi canonizzati e quelli a noi sconosciuti che si sono offerti[23] al Signore per il bene della Chiesa intera come si legge in San Paolo:

 «Perciò sono lieto delle sofferenze che sopporto per voi e completo nella mia carne quello che manca ai patimenti di Cristo, a favore del suo corpo che è la Chiesa»[24].

Le beatitudini non possono essere separate una dall’altra, non si può essere poveri e non misericordiosi, non si può essere miti e senza giustizia. Tutte sono connesse tra loro, è il programma di vita insegnato da Gesù[25], colui che per primo le ha proclamate e vissute. Questo programma va contro corrente ma il cristiano deve essere pronto a viverlo integralmente perché:

«Le Beatitudini contengono la “carta d’identità” del cristiano – questa è la nostra carta d’identità -, perché delineano il volto di Gesù stesso, il suo stile di vita»[26].


Note

[1] «Torniamo ad ascoltare Gesù con tutto l’amore e il rispetto che merita il Maestro. Permettiamogli di colpirci con le sue parole, di provocarci, di richiamarci a un reale cambiamento di vita. Altrimenti la santità sarà solo parole», Papa Francesco,  Gaudete et Exsultate, III, 66.

[2] Sant’Agostino, Opere Esegetiche, Opera Omnia, X/2, Discorso del Signore sulla montagna,1,1.

[3] «Poiché così parla l’Alto e l’Eccelso, che ha una sede eterna e il cui nome è santo: In un luogo eccelso e santo io dimoro, ma sono anche con gli oppressi e gli umiliati, per ravvivare lo spirito degli umili e rianimare il cuore degli oppressi», (Is 57,15).

[4] San Leone Magno Papa, Discorso sulle beatitudini, Disc. 95,2; PL54, 462.

[5] 2Cor 8,9.

[6] Sal 37,7-9

[7] Mt 11,29.

[8] «Maltrattato, si lasciò umiliare e non aprì la sua bocca; era come agnello condotto al macello, come pecora muta di fronte ai suoi tosatori, e non aprì la sua bocca», (Is 53,7).

[9] «Il frutto dello Spirito invece è amore, gioia, pace, pazienza, benevolenza, bontà, fedeltà, mitezza, dominio di sé», (Gal 5,22).

[10] «[…] il Signore Dio asciugherà le lacrime su ogni volto», (Is 25,8), «E tergerà ogni lacrima dai loro occhi; non ci sarà più la morte, né lutto, né lamento, né affanno, perché le cose di prima sono passate», (Ap 21,4).

[11] «Rallegratevi con quelli che sono nella gioia, piangete con quelli che sono nel pianto», (Rom 12,15).

[12] «Quella persona è consolata, ma con la consolazione di Gesù e non con quella del mondo. Così può avere il coraggio di condividere la sofferenza altrui e smette di fuggire dalle situazioni dolorose. In tal modo scopre che la vita ha senso nel soccorrere un altro nel suo dolore, nel comprendere l’angoscia altrui, nel dare sollievo agli altri», Papa Francesco, Gaudete et Exsultate, III, 76.

[13] «Io ritengo, infatti, che le sofferenze del momento presente non sono paragonabili alla gloria futura che dovrà essere rivelata in noi», (Rom 8,18).

[14] «Gesù rispose: “Io sono il pane della vita; chi viene a me non avrà più fame e chi crede in me non avrà più sete”», (Gv 6,35).

[15] «Cercate ciò che è gradito al Signore, e non partecipate alle opere infruttuose delle tenebre, ma piuttosto condannatele apertamente», (Ef 5,10-11).

[16] Mt 7,12.

[17] «Allora Gesù prese i pani e, dopo aver reso grazie, li distribuì a quelli che si erano seduti, e lo stesso fece dei pesci, finché ne vollero» (Gv 6,11).

[18] «Mosso a compassione, stese la mano, lo toccò e gli disse: “Lo voglio, guarisci!”», (Mc 1,41).

[19] Lc 6,36-38.

[20] Il Signore, il Signore, Dio misericordioso e pietoso, lento all’ira e ricco di grazia e di fedeltà», (Es 34,6).

[21] «O uomo, egli ti ha fatto conoscere ciò che è bene; che altro richiede da te il Signore, se non che tu pratichi la giustizia, che tu ami la misericordia e cammini umilmente con il tuo Dio?» (Mi 6,8).

[22] «Beata colei che ha creduto nell’adempimento delle parole del Signore» (Lc 1,45).

[23] «[…] il mondo non può essere trasfigurato e offerto a Dio senza lo spirito delle beatitudini», LG 31.

[24] Col 1,24

[25] «Tu sei il più bello tra i figli dell’uomo, sulle tue labbra è diffusa la grazia, ti ha benedetto Dio per sempre», (Sal 45,3).

[26] Papa Francesco, Udienza Generale, Mercoledì, 29 gennaio 2020.