In attesa dell’Avvento
Il colore dei parametri del sacerdote è il viola, tranne la domenica della terza settimana in cui, facoltativamente, possono essere indossati paramenti rosa. Questa domenica è chiamata Gaudete, a motivo dell’antifona d’ingresso della messa, che riporta un passo della Lettera ai Filippesi in cui Paolo invita alla gioia: “Rallegratevi sempre nel Signore: ve lo ripeto, rallegratevi, il Signore è vicino” (Fil 4,4). Il carattere penitenziale dell’Avvento è dunque stemperato dalla speranza della venuta gloriosa di Cristo.
Il Tempo di Avvento ha una doppia caratteristica, è sia tempo di preparazione alla Solennità del Natale, in cui si ricorda la prima venuta del Figlio di Dio tra gli uomini e, contemporaneamente, è il tempo in cui, attraverso questo ricordo, lo spirito viene accompagnato all’attesa della seconda venuta di Cristo alla fine dei tempi.
Questo tempo liturgico è ulteriormente diviso in due parti: la prima parte inizia con la I Domenica di Avvento durante la quale si contemplano la venuta del Salvatore Gesù nella gloria, la seconda parte inizia il 17 Dicembre e termina alla Vigilia di Natale durante il quale contempliamo la manifestazione di Gesù, Figlio di Dio, nella storia dell’umanità.
Le letture proposte in questo tempo sono tutte incentrate sulle Profezie, sulla nascita del Salvatore, sui tempi messianici e sul suo ritorno.
Le letture della domenica si esprimono su temi specifici: uno tratterà della vigilanza nell’attesa del Signore, un altro l’urgenza della conversione, l’altro ancora della testimonianza del Precursore e dell’annuncio della nascita di Gesù.
Al suo primo avvento nell’umiltà della nostra natura umana egli portò a compimento la promessa antica e ci aprì la via dell’eterna salvezza. Verrà di nuovo nello splendore della gloria e ci chiamerà a possedere il regno promesso che ora osiamo sperare vigilanti nell’attesa.
L’Avvento è il tempo liturgico nel quale viene evidenziata fortemente la dimensione escatologica del mistero cristiano. Dio ci ha destinati ala salvezza:
“Dio si è fatto uomo perché l’uomo si facesse Dio. […] Abitò sulla terra l’abitatore dei cieli perché l’uomo abitatore della terra potesse trovar dimora nei cieli”, (San Agostino, Discorsi, Opera Omnia, XXXIV, Discorso 371,1).
Questa eredità verrà rivelata, una volta per tutte, solo alla fine dei tempi come scrive San Pietro:
“[…] per la vostra salvezza, prossima a rivelarsi negli ultimi tempi” (1Pt 1,5).
Noi oggi, insieme a tutta la Chiesa, continuiamo il pellegrinaggio terreno vivendo con la tensione della salvezza già compiuta da Cristo, in attesa della sua piena attuazione alla fine dei tempi quando avverrà il ritorno glorioso di Gesù come Salvatore e Giudice. Questo ritorno di cui non conosciamo la data ci mette in condizione di essere continuamente esortati alla perseveranza e alla vigilanza della nostra vita quotidiana.