Il popolo che camminava

Il popolo che camminava nelle tenebre
vide una grande luce;
su coloro che abitavano in terra tenebrosa
una luce rifulse. (Is 9,1)

Cosa ci vuole annunciare questo versetto, forse che la luce della stella ha illuminato la notte? Forse c’era bisogno che i poveri pastori, stanchi e sonnolenti, fossero risvegliati dal loro meritato riposo dopo una giornata di lavoro? Certamente niente di tutto questo! La luce che è apparsa nel mondo è una luce divina, una luce non paragonabile a qualcosa di già visto.

La maggior parte delle persone pensano alla luce come qualcosa che illumina la nostra vista, che ci fa vedere meglio quello che ci sta intorno. Certo, avendo la possibilità di vedere in modo chiaro possiamo apprezzare la bellezza del creato, i pericoli che ci stanno intorno così da evitarli e possiamo certamente valutare tante altre cose della vita presente. Molte volte però la luce, che ci permette di vedere, di conseguenza ci espone anche a cercare quelle cose che sono per noi pericolose.

Mai come in questo periodo dell’anno le luci si fanno più forti, più presenti, infatti attraversando le nostre città siamo inondati di luce; le strade piene di festoni colorati, spesso con disegni che nulla hanno a che fare con il periodo che stiamo vivendo, vetrine piene di mille luci colorate attirano i nostri sguardi e ci riempiono di desideri che, in alcuni casi, non potremo mai realizzare.

Tutte queste luci in realtà prima o poi inevitabilmente si spegneranno, ritorneremo a vivere nelle nostre grigie città con i nostri desideri e aspettative.

Però c’è una speranza perché quella luce che rifulse è una luce che non si spegne, è una luce che illumina la nostra mente e il nostro essere in maniera completa.

Se ci facessimo illuminare da questa luce tutte le altre scomparirebbero perché non sono comparabili a lei, perché non hanno nulla a che fare con la luce indefettibile dove vive la SS. Trinità.

Questa luce, illuminando la profondità di noi stessi, ci assiste aiutandoci a vedere quello che siamo veramente e quello che dovremmo essere e, illuminandoci la mente, possiamo capire l’essenza della nostra vita, quello a cui siamo destinati, ovviamente a patto di volerlo veramente vedere. Se non usiamo questa luce per conoscere e istruire noi stessi tutto sarà vano e quella luce che ci illumina servirà solo ad accecare (Tm2 3,4) di più il nostro ego perché questa luce è Verità e dove c’è la Verità non ci sono tenebre. Auspico che tutti abbiamo ad essere illuminati dalla vera luce e non cadano nell’illusione di queste luci fittizie che ci attirano come le falene che, come sappiamo, attirate dalla luce hanno l’abitudine di avvicinarsi al pericolo tanto da bruciarsi le ali e morire.