Progresso umano

Siamo ormai nel terzo millennio in cui il progresso umano “sembra” aver raggiunto proporzioni molto alte, ma possiamo dire la stessa cosa del progresso morale?
Siamo arrivati a potenti mezzi di distruzione, la tecnologia sembra inarrestabile, tutto concorre alla nostra comodità, non al bene di coloro che amano Dio(Rom 8,28), ecc.. si potrebbe fare un lungo elenco delle invenzioni e intuizioni che nel mondo sono cresciute in modo esponenziale negli ultimi anni. Ma! c’è un ma, cosa abbiamo fatto per migliorare noi stessi? Per migliorare la nostra anima, per eliminare, per quanto possibile, la depravazione? In questo campo possiamo dire di essere tornati indietro, invece di evolvere ed elevarci spiritualmente ci siamo abbassati, in alcuni casi al livello degli animali i quali fanno tutto per istinto e non per ragione, anche se oggigiorno alcuni dicono il contrario. Infatti, alcune persone sono addirittura arrivate, non solo a mettere l’uomo al posto del Creatore ma a mettere un animale, sia al posto dell’uomo che al posto di Dio, tanto che spesso i diritti delle persone sono annullati ma quelli degli animali esaltati come cose inoppugnabili.

“Mentre si dichiaravano sapienti, sono diventati stolti e hanno cambiato la gloria dell’incorruttibile Dio con l’immagine e la figura dell’uomo corruttibile, di uccelli, di quadrupedi e di rettili.
Perciò Dio li ha abbandonati all’impurità secondo i desideri del loro cuore, sì da disonorare fra di loro i propri corpi, poiché essi hanno cambiato la verità di Dio con la menzogna e hanno venerato e adorato la creatura al posto del creatore, che è benedetto nei secoli. Amen.” (Rom 1,22-25)

Tutto questo dipende dalla nostra anima non purificata che di conseguenza non vede, e non vuol vedere, la verità che le sta di fronte perché sarebbe per lei un sacrificio troppo grande da sopportare in quanto non si è più abituati, nel senso cristiano, alla sofferenza, al contrario si tende sempre e solo a stare bene qui e adesso.
Ma, se paragoniamo la nostra anima, la nostra vita interiore, ad una pianta preziosa da accudire e preservare a cui non si tolgono le erbe cattive che potrebbero soffocarla, come possiamo pensare che questa cresca e fruttifichi. Le erbe infestanti piano piano soffocheranno la nostra pianta, ci toglieranno il nutrimento necessario, ci toglieranno la luce e la renderanno sterile fino a portarla alla morte.
Queste erbe infestanti, dobbiamo ammetterlo, non danno mai tregua, è un lavoro di pulizia incessante quello che dobbiamo fare e dobbiamo tener conto che nessuno può farlo al nostro posto. Solo noi possiamo curare la nostra anima, ma non siamo soli, con l’aiuto dei sacramenti della Chiesa riusciremo a lottare e a non soccombere sotto il peso della fatica che questo comporta. In realtà oggi molte persone fanno sacrifici e sopportano sofferenze quasi inspiegabili, ma non per salvare la loro anima dalla dannazione eterna, bensì per apparire, per orgoglio senza rendersi conto che tutto ciò non porta nessun frutto se non la depressione perché non possiamo diventare quello che non siamo.

L’illusione del mondo odierno, è quella di pensare di essere vivi e di godere della vita solo perché si fa quello che si desidera, ma cosa desideriamo veramente? Desideriamo essere felici ….. questa è la risposta da parte di tutti. Ma da cosa dipende la nostra felicità?
Da quello che possediamo? Non possiamo possedere tutto ci sarà sempre qualcuno che avrà qualcosa più di noi.
Dalla nostra bellezza e giovinezza? Nascerà qualcuno più bello, più giovane e anche se cercheremo di rimanere belli e giovani, ad esempio con la chirurgia o qualche altro sotterfugio, dovremo comunque arrenderci all’età che avanza, alle rughe e alle malattie, questo non è un optional riguarda ciascuno di noi e, bene o male, siamo costretti ad accettarlo.
Ci sarà qualcuno che eccelle nel suo campo e vorremmo farlo anche noi per essere importanti e riconosciuti davanti agli uomini, ma non sappiamo e non possiamo fare tutto, ad ognuno è dato un carisma per la comunità e sono quelli i talenti che dobbiamo far fruttificare.

“Abbiamo pertanto doni diversi, secondo la grazia data a ciascuno di noi. Chi ha il dono della profezia, la eserciti secondo la misura della fede; chi ha un ministero, attenda al ministero; chi l’insegnamento, all’insegnamento; chi l’esortazione, all’esortazione. Chi dà, lo faccia con semplicità; chi presiede lo faccia con diligenza; chi fa opere di misericordia, le compia con gioia” (Rm 12, 6-8).

“ È lui che ha stabilito alcuni come apostoli, altri come profeti, altri come evangelisti, altri come pastori e maestri per rendere idonei i fratelli a compiere un ministero, al fine di edificare il corpo di Cristo, finché arriviamo tutti all’unità della fede e della conoscenza del Figlio di Dio, allo stato di uomo perfetto, nella misura che conviene alla piena maturità di Cristo” (Ef 4,11).

I carismi in senso stretto, come dice San Paolo, non vengono dati per l’utilità personale, ma per l’utilità comune. Sono definiti “gratiae gratis datae”, grazie date del tutto gratuitamente e indipendentemente dalla santità personale.
Qual è la condizione per far fruttificare questi talenti? Conoscere noi stessi. Nella verità e nella pazienza. Si! bisogna avere anche pazienza nel conoscere se stessi perché accettare e sopportare quello che siamo non sempre è facile.
Un accurato esame di coscienza produce un effetto incomparabile, è un lavoro di ricerca interiore, destinato a favorire la riflessione personale, l’autocontrollo sulla propria vita. Sono i primi passi della perfezione che stimolando la sensibilità morale, è uno dei più importanti e facili mezzi di perseveranza, obbliga all’austerità e alla continuità degli sforzi. Questo ci porta naturalmente a collaborare all’opera di Dio in noi, scuote la naturale indolenza, nella quale perdono rilievo le più forti convinzioni e s’indeboliscono le più ricche energie.
Attuare l’esame di coscienza è già di per sé un segno evidente di seria volontà di migliorarsi e di perfezionarsi. E anche se si limitasse alla conoscenza delle proprie miserie, a provocare un pentimento sincero, al proposito di far meglio, a diminuire in qualche modo le cadute, a usare maggiore indulgenza verso gli altri questo sarebbe già un gran guadagno.

1776 « Nell’intimo della coscienza l’uomo scopre una legge che non è lui a darsi, ma alla quale invece deve obbedire e la cui voce, che lo chiama sempre ad amare e a fare il bene e a fuggire il male, quando occorre, chiaramente parla alle orecchie del cuore […]. L’uomo ha in realtà una legge scritta da Dio dentro al suo cuore […]. La coscienza è il nucleo più segreto e il sacrario dell’uomo, dove egli si trova solo con Dio, la cui voce risuona nell’intimità propria». (CCC)

Gli ostacoli che si contrappongono a questa battaglia sono in primo luogo l’orgoglio, il quale non è disposto ad accettare le osservazioni che mettono in risalto i difetti e le imperfezioni. È proprio questo che ci acceca perché le bugie più grandi sono quelle che diciamo a noi stessi per rimanere in una finta pace. Il secondo ostacolo è la pigrizia spirituale la quale ha paura addirittura di un che minimo e serio lavoro interiore e del sacrificio che occorrerebbe per raddrizzare quanto è imperfetto.
In fondo a cosa serve illudersi di essere diversi da quello che si è? Dio Creatore non ci conosce forse fino in fondo, conosce di noi ogni recondito pensiero e non possiamo certo pensare di sfuggirgli.

1777 Presente nell’intimo della persona, la coscienza morale, le ingiunge, al momento opportuno, di compiere il bene e di evitare il male. Essa giudica anche le scelte concrete, approvando quelle che sono buone, denunciando quelle cattive. Attesta l’autorità della verità in riferimento al Bene supremo, di cui la persona umana avverte l’attrattiva ed accoglie i comandi. Quando ascolta la coscienza morale, l’uomo prudente può sentire Dio che parla. (CCC)

Con l’impiego di questo mezzo, usato per ventidue anni, S. Francesco di Sales riuscì a correggere il suo carattere collerico, e ad acquistare una meravigliosa dolcezza.

Tuttavia, pensiamo continuamente che tutto questo è faticoso! Eppure, dov’è tutta questa fatica quando affrontiamo con encomiabile buona volontà le cose che trattano gli interessi terreni? Si diventa invece penosamente apatici, indulgendo con indifferenza sorprendente a omissioni e trascuratezze sulle cose che riguardano lo spirito.

Anche oggi c’è chi crede di fare “l’esame di coscienza”, praticando yoga o altre filosofie orientali, ma lo spirito che vivifica tale processo di interiorizzazione non ha nulla di religioso. Confidano sulle loro forze, con lo scopo di dominare superbamente se stessi senza farsi influenzare pensando di dirigere tutto, essi entrano nel loro io e lo scandagliano un poco senza andare in profondità. Il loro esame di coscienza non è un atto interiorizzato, ma solo un mezzo umano di cui non rimane nessun frutto a differenza degli asceti cristiani il cui spirito si eleva portandoli a purificazione interiore in vista dell’unione con Dio.